Il Comune di Pisa: persone gentili e buchi neri.

Da un paio di mesi bazzico parecchio gli uffici del Comune di Pisa (sarà per questo che scrivo così poco?!) e penso che sia giunta l'ora di darvi la mia valutazione.

In generale è andato tutto abbastanza bene, ma ovviamente non mi/vi farò mancare le critiche (sennò che mi leggete a fare?!). Vorrei però precisare che le esperienze positive sono tutte merito delle singole persone che ho incontrato, mentre quelle negative ritengo siano da attribuire all'organizzazione.

Partiamo dai tempi di attesa (dell'ufficio anagrafe, in questo caso).
Ho aspettato di più per un cambio di residenza, che per consegnare dei moduli alla SEPI in un giorno di scadenza planetario. Forse è più un merito della SEPI (o del mio essermi alzata all'alba) piuttosto che un problema del comune, perché tutto sommato ho impiegato solo un'ora.
Un'ora passata tutta a domandarmi l'utilità di ben 9 sportelli con solo due impiegate costrette a passare da una richiesta a un'altra senza un minimo di continuità.

Passiamo ai rapporti umani. Sia oggi che nelle altre occasioni mi sono sempre trovata in contatto con persone gentilissime.

Prima di tutto quelli dell'ufficio cimiteri. Dipenderà sicuramente anche dalla location, comunque, visto il livello di coloro che a Pisa hanno a che fare con le persone (nel pubblico e nel privato), direi che qui sono ben al di sopra della media.

La seconda occasione è stata quando dovevo recuperare un certificato. L'ultima volta che avevo chiesto quel foglio (anni fa, lo ammetto), ero dovuta andare all'ufficio anagrafe, quindi, in maniera un po' pavloviana sono tornata lì, ho preso il bigliettino e solo dopo ho visto un cartello che diceva che per quel certificato dovevo andare in fondo a un non specificato corridoio.
Mi chiamano quasi immediatamente e chiedo lumi; la signora, mortificata, mi dice che non dovevo andare lì e mi spiega dove andare (nei meandri del comune). Si scusa. Più volte.
Trovo l'altro ufficio, richiedo i certificati (altro signore gentilissimo) e torno indietro per la mia strada. Mentre sto per uscire, mi vede (e riconosce!!!) la signora di prima e mi chiede se avevo trovato l'ufficio e ottenuto ciò che volevo... Altro che cortesia, mi sembrava d'esse' con la mi' nonna (in buona)!

Sinceramente non credo che questi comportamenti derivino dal terrore della valutazione "a faccine" di brunettiana memoria (e beccatevi 'sta foto!). Anche perché vorrei sapere chi ha il coraggio di valutarle queste persone: lo schermino con le faccine si trova proprio di fronte allo sportello. È vero che è rivolto verso l'utente, ma dovendo pigia' cor ditino su tre punti ben distanziati, penso 'un sia difficile esse' sgamati, no?

Io, piuttosto, credo che l'estrema gentilezza degli impiegati derivi dalla tragica consapevolezza del delirio burocratico cui sottopongono, loro malgrado, ogni cittadino.

E in effetti ci si trova in situazioni paradossali. Eccone tre, tutte relative all'odierna questione, ovvero la richiesta di residenza.

1. Il modulo interrotto

Per richiedere il passaggio di residenza, come quasi per ogni altra cosa, esiste un modulo... MA PERÒ è incompleto.
Mi spiego: se tu vuoi dichiarare che prendi la nuova residenza per questioni affettive e vuoi che l'amministrazione consideri te e l'altra persona membri dello stesso nucleo familiare, non c'è alcun punto in cui scriverlo.
Devi dichiararlo in un foglio a parte o su uno spazio rimasto bianco del modulo di cui sopra, ma lo scopri solo se te lo comunica l'impiegata, che è anche l'unica che può dirti cosa scrivere, dove scriverlo e quali documenti eventualmente allegare.
Per colpa di questo intoppo, mi sono dovuta ritirare in disparte a finire di compilare il modulo per poi rinfilarmi dopo tra due persone.

2. La digitalizzazione

Alla fine sono riuscita nel mio arduo compito e ho consegnato modulo e fotocopie all'impiegata.
Cosa succede a questo punto? Ebbene sì, è il momento della digitalizzazione.
La solerte impiegata ha trascritto tutte le informazioni del modulo sul pc. Poi ha stampato più o meno lo stesso modulo e me l'ha fatto firmare.
Ora dico: ma non potevo evitare di compilarlo prima?! Eh, no, perché sennò non ci sarebbero stati abbastanza fogliettini da infilare nella cartellina presa nuova per l'occasione!
Ci rendiamo conto?! In questa città (ma temo in tutto il paese) la digitalizzazione ha l'unico effetto di duplicare le informazioni e la perdita di tempo e spazio. Bene.

3. Il Registro che c'è, ma non si vede

E questa è la cosa mi ha lasciato basita.
Dopo tutta la trafila di cui sopra, ho chiesto se la dichiarazione sulla residenza valeva anche come firma del Registro delle Unioni Civili del Comune.
Penso di non aver mai visto occhi più sgranati di quelli che hanno accompagnato la risposta:

Perché esiste un registro delle unioni civili?!

Sono rimasta talmente male da chiederle scusa per essermi sbagliata. Ora mi sento anche peggio per non aver avuto il coraggio di dare la risposta che pensavo (e sapevo):

Eh sì. Esiste. 
Anzi, non solo esiste, ma Pisa è il primo comune in Italia ad aver istituito tale registro.

Ora sul sito si trovano anche più informazioni, qualche mese fa c'era solo un numero di telefono cui mi rispose una signora gentilissima che mi spiegò tutto nei dettagli. Ora, a che serve avere un'informatrice così gentile, curata e dettagliata se poi arrivo all'ufficio anagrafe del comune e non sanno neppure che il registro esiste?!

Voglio quindi concludere questa sbrodolata con un appello al nostro caro sindaco.

Perché, signor Filippeschi, non approfitta dell'imminente ricandidatura per migliorare la faccia della sua amministrazione di fronte ai suoi concittadini?! Tutto sommato non credo sarebbe difficile e penso che comunicare le cose buone che esistono non possa che giovarle... Io non aggiungo altro, ma lei magari ci faccia un pensierino!

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