Oggi sono in vena di serietà, la nuova polemica contro l'alcol ai minori non merita battute o bassa ironia. È un argomento serio che necessità di riflessioni ponderate e non urlate. Infatti questo post è pronto dalla settimana scorsa e l'ho lasciato decantare sperando di evitare inutili polemiche.
L'estate volge al termine e, come al solito, è tempo di bilanci. In questi giorni tocca al consumo di alcol da parte di minorenni, peggio, di pre-adolescenti.
Come l'alcol anche le altre "prime esperienze adolescenziali" tendono a diventare sempre più precoci. Lo dicevano anche della mia generazione e mi pare che le cose stiano peggiorando.
Le generalizzazioni non mi piacciono: per ogni ragazzo che si ubriaca a 13 anni ce ne sono probabilmente 5 che non sanno nemmeno cos'è un mojito, per ogni ragazza che fuma a 12 anni ce ne sono 6 che pensano che faccia male e che chi fuma puzza troppo. I problemi spesso si notano (e a volte si creano) quando i media decidono di parlarne.
Detto questo, i dati del ministero comunque sembrano parlar chiaro: è aumentato il consumo di alcol tra i minorenni.
Come sempre in questo paese, la prima domanda è: a chi possiamo dare la colpa?
Ai genitori? Alla scuola? Alla società? Ai bar che non fanno i controlli? Alla televisione?
A me, sembra che, di pari passo con il precocizzarsi delle esperienze, vada un ritardo nell'assunzione di responsabilità: visto l'aumentare dei rischi nelle nostra città, ai ragazzi vengono preclusi molti spazi di autonomia e di conseguenza si sfogano con le "esperienze da adulti" più immediate, ma anche meno reali ed educative.
Forse basterebbe chiedersi dove trovano i soldi per riuscire a ubriacarsi. Per esempio io a 16 anni avevo una paghetta di 30mila lire al mese: vi assicuro che il sabato sera una birra media riuscivo a farla durare anche 3 ore!
Forse dovremmo aiutare i genitori a capire cosa fare quando il loro bambino di 13 anni torna a casa ubriaco: dar loro gli strumenti per affrontare in maniera intelligente la questione, non dar loro una penna per firmare una petizione che lascia il problema a fermentare in mano a qualcun altro.
Del primo editoriale sul Tirreno (5 settempre) condivido solo l'affermazione che stiamo ignorando il problema.
Prima di tutto penso che il tweet citato di @Papumme (che, per precisare, è una femmina e la foto è quella di un tale Niall Horan) sia una sorta di critica ai suoi coetanei e quindi dovrebbe farci ben sperare.
Ma soprattutto credo che invocare la legge e i divieti sia un modo per lavarsi le mani. Una soluzione molto simile ai famosi:
I ragazzini sono violenti: vietiamo i videogame.
I ragazzi fanno cyber-bullismo: vietiamo facebook.
I ragazzi fanno sesso precoce: VM14 a qualsiasi film con scena di nudo (ma poi mandiamo in onda Veline...).
Non ho figli, ma ho una discreta esperienza con ragazzi adolescenti e l'unica certezza che ho è che vietare qualcosa a priori è controproducente. A maggior ragione se a vietarlo è la legge.
Non mi pare che in Gran Bretagna, dove non puoi bere fino a 18 anni, non abbiano un problema di alcol: magari non cominciano a 13 anni, ma quando lo fanno recuperano tutto il tempo perduto... Per altro a Londra i pub chiudono alle 23 eppure di ubriachi se ne vedono dalle 18...
Avvertimenti sulle sigarette (sx) e sulle bottiglie di alcol (dx)
Il proibizionismo non funziona. La storia lo dimostra.
Prima di vietare sarebbe meglio costruire: corsi nelle scuole, fondi per i controlli nei locali, supporto ai genitori per monitorare e gestire la situazione, informazione sui gravi danni dell'abuso di alcol... Per questo, sì, firmerei un appello. Non è benaltrismo è cercare soluzioni alternative con un migliore margine di successo. Ma non possiamo. Costano troppo.