Riflettere sulle cose importanti. La morte di Franco Serantini

In questo blog mi diverto a lamentarmi e a scrivere cose che non mi piacciono di questa città: l'inciviltà dei cittadini, l'incapacità di chi organizza il traffico, le gaffes del Tirreno...

Oggi mi vergogno di essermi scordata un anniversario importante. O meglio, mi vergogno di non aver saputo cogliere l'occasione di parlarne e di averci pensato solo dopo averlo letto sul Post.

Ieri, 7 maggio 2012, ricorrevano 40 anni dalla morte di Franco Serantini.
Franco aveva 20 anni, era anarchico e lottava contro le oppressioni di stato e il fascismo di ritorno in quei difficili anni '70.
Franco era sardo, Franco era orfano. Per varie e complesse vicissitudini, era approdato a Pisa dove viveva all'Istituto Thouar in Piazza San Silvestro.

Franco fu picchiato e arrestato durante una manifestazione il 5 maggio 1972. Fu incarcerato e trovato morto due giorni dopo nella sua cella.

Ogni anno la biblioteca Franco Serantini di Pisa organizza iniziative per non dimenticare e l'anno scorso ha lanciato una petizione online per dedicare ufficialmente Piazza San Silvestro al giovane anarchico. Le firme sono più di mille.

Io non ero nata, ma tutti coloro che hanno vissuto gli anni '70 a Pisa raccontano che la situazione era molto brutta, triste e pericolosa. Anche qui sono avvenuti fatti atroci e gravi. Fatti imparagonabili ai parcheggi in seconda fila o agli imbrogli sulla Tarsu.

Ma voglio continuare a pensare che in una città, anzi, in un Paese che promuove il rispetto e il senso civile per le piccole cose, un ragazzo non potrebbe mai morire per una manifestazione.

Anche se in ritardo, ho sentito il dovere (e il piacere) di dover scrivere queste parole.

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